21 Mar 2018 - 22 Mar 2018
uno spettacolo di Giancarlo Sepe
con Guido Targetti, Federica Stefanelli, Manuel D'Amario, Pietro Pace, Emanuela Panatta, Sonia Bertin, Federico Citracca, Cesare D’Arco
scene e costumi Carlo De Marino
musiche Davide Mastrogiovanni, in collaborazione con Harmonia Team
luci Guido Pizzuti
regia Giancarlo Sepe
produzione Teatro La Comunità
Orari 21.00

La durata dello spettacolo è di un'ora e 50 minuti
Prezzi Intero
14€

Ridotto | over 60, under26, soci Unicoop Firenze, abbonati Teatro della Toscana
12€

Ridotto | residenti Comune di Scandicci
10€
Quando:
21/03/2018 - 21:00–22:00
2018-03-21T21:00:00+01:00
2018-03-21T22:00:00+01:00

(gravi incomprensioni all’Hotel du Nord)

Un Amleto visivo, quasi senza parole, ambientato a Parigi negli anni Trenta.
Giancarlo Sepe con Amletò – Gravi incomprensioni all’Hotel du Nord immagina la tragedia del principe danese, angustiato e depresso, narrata nella Francia del 1939. La famiglia di Elsinore, in viaggio, approda a Parigi e prende posto nell’hotel sul canale di Saint-Martin, l’Hotel du Nord del film omonimo di Marcel Carnè, così pieno d’umido che non fa rimpiangere i freddi della gelida Danimarca.
Dubbia reputazione hanno gli avventori di quell’albergo alla buona che ospita ebrei in fuga dalla Germania nazista, esiliati politici, prostitute e protettori, poeti e adolescenti col complesso edipico. La storia di Amleto viene narrata come da I parenti terribili di Cocteau, piena di tradimenti e gelosie, rimpianti e vendette, morti violente e valzer musette, amori inconfessabili e strane apparizioni…
Una produzione Compagnia Orsini, Teatro La Comunità.

Trama

Giancarlo Sepe riscrive un classico del teatro con quel suo riconoscibile stile che include, da sempre, la passione per il cinema e per la musica presenti in ogni suo spettacolo. E assomiglia ad un set cinematografico, anche nel montaggio, l’allestimento di Amletò, ricco com’è di allusioni visive e di suggestioni sceniche sapientemente ricreate nelle atmosfere suggerite dalle luci, nel gioco di movimenti, attrezzerie e oggetti manovrati a vista. Qui le sue invenzioni sceniche sembrano trovare il campo migliore e fertile ispirazione, come anche l’aver inventato una sorta di gramelot con cui parlano gli attori, una parodia del francese pienamente comprensibile per assonanze, cadenze, onomatopee. Poco recitato, lo spettacolo vive di pantomima e di coreografie accennate, dentro folate avvolgenti di musica.

Dunque, la storia del principe Amleto è trasportata a Parigi (quella “ò” accentata lo fa essere, a pieno titolo, francese), alla fine degli anni Trenta, dove tutti i personaggi scespiriani, scappando dall’invasione nazista, si spostano attraversando, carponi, un piccolo ponte, e portando con sé i propri effetti personali. Si ritrovano tutti in una periferia parigina degradata, nei pressi dell’Hotel du Nord. Quello, come detto, del film omonimo di Marcel Carnè. Ed è al cinema del regista francese, e a quello di Jean-Luis Barrault di Les enfants du paradis, che il regista Giancarlo Sepe rende omaggio.

Laerte dice alla sorella Ofelia di non innamorarsi di un ipocondriaco visionario, Amleto sogna la morte del padre a cui aveva ‘concesso’ di amare la madre Gertrude, suo unico amore: ma che Ofelia e Ofelia… egli amava la madre e basta! La spiava mentre indossava le sue calze di seta, ricordava i balli sulla terrazza di notte, appena schiariti da un filare di lampadine colorate, guardava le foto del suo bellissimo battesimo tutto di bianco, e la partenza del padre per la guerra, vero eroe, ripagato, ahimè, con il tradimento e la morte infertagli dal fratello appena rimesso piede sul suolo natìo.

A quella morte Amleto reagisce malissimo, gira per le stanze e le strade della città con l’ingrandimento della foto del padre, come fosse un novello San Luigi. Hotel du nord: gente che va e gente che sparisce, improvvisi duelli mortali tra contendenti amorosi, sicari maldestri, morti accidentali e sogni, tanti sogni. Letti d’amore e di morte che vagano nella sera d’estate al chiaro di luna al suono delle voci di Arletty, Josephine Baker e di Marguerite Boule’ch più nota come Fréhel. Canzoni d’amore e di disperazione, che Amleto soffre e vive sullo sfondo di una società impazzita, che corre e balla, e che sta per svanire sotto i colpi di una guerra sanguinaria. Ama la madre che ama il fratello del marito ucciso… Claudio! Piccolo despota, ignorante e donnaiolo, che canticchia: “Où sont mes amants”, e che tradisce Gertrude, senza pietà.

Note dell’autore

“Essere o non essere… l’uomo del destino, colui che vendicherà non solo il padre ucciso a tradimento, ma soprattutto il suo amore per Gertrude, incauta madre, incauta moglie e forse, inconsapevole assassina. Tutto troverà la sua risposta nella festa mascherata organizzata nell’Hotel du Nord… forse! La guerra che scoppia alla fine dello spettacolo svuoterà di colpo l’albergo, mentre Amleto, solo, si aggirerà tra valigie e maschere abbandonate in terra, alla rinfusa, come dei corpi senza più vita”.

Giancarlo Sepe