è una vertigine, siamo sul limite tra finito e infinito
“Ci sono momenti nella storia dell’arte e dell’uomo che lasciano chiari segni di riferimento, indicando la fine di qualcosa e l’inizio di qualcos’altro.
Nel mondo dello spettacolo uno di questi momenti è rintracciabile negli anni della prima guerra mondiale quando, nonostante il conflitto e l’orrore, nascono idee e movimenti nuovi, di rottura definitiva col passato: nel 1917 i Balletti Russi di Diaghilev producono Parade, un balletto in un atto e senza storia, che si rivela esteticamente e filosoficamente lontanissimo dal romanticismo dell’epoca e che vede coinvolti nella sua realizzazione artisti come Pablo Picasso, Erik Satie e Jean Cocteau. Non ebbe successo lo spettacolo, il pubblico dell’epoca non ci si riconosceva. Ma quella che viene definita avanguardia, forse non poteva e non voleva essere capita. Del resto la visione non puo’ essere capita, solo vista. Nasce invece una nuova necessità, lo sguardo dell’altro, dell’osservatore, diventa parte integrante dell’opera.
Il pubblico adesso è chiamato a fare la sua parte, a dare la sua visione, perché senza di lui l’opera non esiste. La realtà incombe, in Parade, e lo fa portando in scena un non balletto. O meglio, spogliando lo spettacolo di se stesso, porta in scena la rappresentazione della sua realtà, e lo fa in modo dirompente e pop, onirico e surreale, per la prima volta.
Sulle tracce di un balletto così distante cronologicamente da noi, la nostra DREAMPARADE ricrea un paesaggio surreale, che a tratti appare molto simile agli scenari contemporanei che stiamo attraversando. La promozione di se stessi oggi sembra quantomai irrinunciabile e spesso la comunicazione prende la scena ancor prima che ci sia davvero qualcosa da comunicare. E forse torna, come nel secolo scorso attorno alla creazione di parade, l’urgenza di sapere se lo ‘spettacolo’ non consista solo nel tentativo di trascinare il pubblico a vederlo, in un gioco di seduzione fine a se stesso, o possa esistere perché capace di trascinarci, con un altro linguaggio, laddove la realtà non prevale, consentendoci di plasmare il pensiero e continuare a sognare, tutti quanti, spettatori e attori della nostra vita.”
Marina Giovannini
COB COMPAGNIA OPUS BALLET
Diretta da Rosanna Brocanello fin dalla fondazione, la compagnia è costituita da un nucleo stabile di danzatori professionisti e ad oggi ha dato vita ad un vasto repertorio di produzioni tra cui: La Belle de Sommeil (2014) di Philippe Talard in collaborazione con il Grand Theatre de la Ville (Lussemburgo); Il Lago dei Cigni (2012) e Bolero e Gaitè pariesienne (2016) di Loris Petrillo, Otello (2016) di Arianna Bendetti; Pinocchio (2019), di Patrizia de Bari, in coproduzione con Compagnia Giardino Chiuso, Fondazione Fabbrica Europa e Versiliadanza; Dreamparade (2019) di Marina Giovannini, in collaborazione con il Centro nazionale di produzione Virgilio Sieni; Le Quattro stagioni (2020) di Aurelie Mounier e con le musiche eseguite dal vivo dall’Orchestra di Padova e del Veneto; VENTIVENTI (2021) di Sara Sguotti, in collaborazione con il Centro nazionale di produzione Virgilio Sieni; Right di Carlo Massari, In coproduzione con Teatro Stabile del Veneto Carlo Goldoni, Oriente Occidente, Associazione Culturale Mosaico Danza/Interplay Festival, progetto vincitore del Premio CollaborAction#5 CollaborAction XL | azione Network Anticorpi XL supporto per la danza d’autore; Il Labirinto – Il mito di Arianna e il Minotauro di Arianna Benedetti, produzione tutt’ora in fase di realizzazione.
La compagnia ha presentato le proprie coreografie in importanti contesti nazionali e internazionali della danza quali il Prisma Festival 2016 e 2018 di Panama, la NID Platform 2017 a Gorizia, l’Amman Contemporary Dance Festival 2018 in Giordania, l’In2IT International Dance Festival 2019 in Norvegia. È finanziata da Regione Toscana e MIC Direzione Generale Spettacolo dal Vivo.