PRIMA NAZIONALE
Gogmagog presenta Giovanni per campare digiunava un progetto curato da Stefano De Martin, ideazione e drammaturgia Virginio Liberti, con Cristina Abati, Carlo Salvador, Rossana Gay, Tommaso Taddei. Lo spettacolo si alimenta degli esiti di un laboratorio lungo un anno con oltre 90 adolescenti di due istituti superiori di Scandicci. La scintilla scatenante è stata la lettura de Un digiunatore di Franz Kafka, nonché la conoscenza ravvicinata di uno dei più affermati digiunatori di fine ‘800, Giovanni Succi da Cesenatico, scomparso 100 anni fa a Scandicci.
Una produzione Gogmagog.
Nel 1922 fu dato alle stampe Ein Hungerkünstler scritto da Franz Kafka che, gravemente ammalato, morirà anoressico due anni dopo. Narra di un digiunatore di professione che, non trovando il cibo adatto a lui, si lascia morire nella gabbia in cui era stato rinchiuso per la sua esibizione. Il modello ispiratore potrebbe essere stato lo stravagante e internazionale Giovanni Succi.
Incredibile è stata la vita di Succi che nello spettacolo prenderà la forma di una graphic novel agita dal vivo: utilizzando una tecnica narrativa nella quale il linguaggio della scena dialoga e si interseca con altre forme di espressione artistica fondendo il lavoro dell’attore con la narrazione a fumetti, con l’illustrazione animata, con elaborazioni video di Ines Cattabriga e foto d’epoca e con la musica per rendere a pieno la magia, la meraviglia e lo stupore estetico propri degli spettacoli da baraccone dei primi del novecento.
I manifesti che ne annunciavano le imprese, le fotografie e i filmati delle città in cui si esibiva, le musiche, le affabulazioni da imbonitore, le dichiarazioni altisonanti, le invettive e le lettere inviate a monarchi e scienziati si mescolano alle tavole realizzate da Marco Ferro appositamente per la scena che ripercorrono le gesta e le crisi, le sconfitte e le vittorie, i viaggi, gli affari, gli incontri e gli scontri, del grande Giovanni Succi. Il lavoro si snoda come uno straniante documentario fedele alla vita dell’artista e ai canoni estetici e rappresentativi del suo tempo, in modo da restituire tutta la carica di avventura, epicità, mistero e meraviglia propri di quelle esperienze.