Il dramma del potere in Shakespeare
Cinque compagnie, sei registi, che lavorano da molti anni con il teatro nella Salute mentale si mettono in gioco con il Coordinamento Teatro come Differenza e dopo Borderline (2013), Reading (2014), Antologia del Nulla (2015, 2016), presentano oggi Il resto è silenzio – Il dramma del potere in Shakespeare. Ogni gruppo porta in scena l’estratto di un diverso dramma.
Arbus ha lavorato su Otello esplorando il tema del potere nelle relazioni Otello/Iago e Otello/Desdemona: potere che la mente dell’uomo ha sulla rappresentazione individuale della realtà e sulle conseguenza che questo può avere nelle relazioni affettive uomo/donna.
Arte in corso si è interrogato su Re Lear in cui si racconta la solitudine del potere determinata dalle sue stesse regole e dalle esigenze dinastiche della lotta alla successione.
EsTeatro contribuisce a questo ‘ritratto’ sul potere con la messa in scena di una rivisitazione originale tratta da Riccardo III dove si mette in risalto come la brama di potere possa arrivare a calpestare ogni etica e morale.
Su Amleto è invece incentrato il contributo di Isole Comprese. La vicenda del pallido principe che si sottrae a se stesso, vivendo le inquietudini del Castello di Elsinore nella propria mente, produce un corto circuito all’interno del teatro, tra fare teatro e essere teatro.
Sfumature in Atto ha scelto, infine, di lavorare su La Tempesta, opera che in un certo senso apre e chiude tutto Il resto è silenzio, inquadrando le diverse interpretazioni del potere in una visione idealizzata della tempesta come potenza della natura che simboleggia la violenza degli uomini. A questo scenario assiste Prospero che, abbandonati i propri poteri magici, chiude lo spettacolo riflettendo sull’effimera illusione del potere stesso.