Il lavoro nasce da una serie di pratiche condivise di ricerca vocale. Luogo dell’indagine è la possibilità vocalica del corpo e l’integrazione del corpo-voce.
Voci possibili che danno vita a corpi possibili.
Il corpo nel suo spazio interno e nella relazione con l’esterno genera il suono e il suono informa la dinamica del corpo.
Quello che agisce così è un soggetto multiforme e in continua definizione che sfugge per lo più alla comprensione logica, che si trasforma continuamente, incomprensibile, iconografico, estatico, razionale, animale, queer persino.
Voci in dialogo che generano corpi liquidi, che si travasano in figure antropomorfe, astratte, dai confini e generi mutevoli. La figura della Sirena così, quasi si impone su questo materiale.
“… Da sempre maestre di metamorfosi.
E di malinconia.
Creature assai poco cartesiane, che diffidano del logos, pur conoscendolo a fondo, e notoriamente se mai, scelgono il canto…”
Agnese Grieco Atlante delle Sirene
Le Sirene cantatrici di un viaggio emozionale, figure del desiderio ma anche incarnazioni del monstrum.
Due postazioni separate, due isole di un unico arcipelago, ora immerse nella nebbia ora tempestose, due navigazioni, due naufragi.
L’accordo delle voci e dei corpi nasce da un profondo ascolto che spersonalizza e rende parziale la propria emissione; tutto l’ambiente si immerge in una consonanza condivisa, stanze di suono in cui non c’è solo accordo e armonia ma anche discordanza e divergenza.
Il tema dell’Amore si impone su questa relazione.
“…O take the sense, sweet, of my innocence!
Love takes the meaning in love’s conference.
I mean that my heart unto yours is knit, So that but one heart we can make of it…”
William Shakespeare, A midsummer night’s dream