Licia Lanera
2 Dic 2016
ZOOM FESTIVAL 2016
XI edizione
ALGORITMI
numeri di teatro recente
di Pier Paolo Pasolini
con Nina Martorana
luci Vincent Longuemare
costumi Antonio Piccirilli
dipinti Giorgio Calabrese
tecnico di produzione Amedeo Russi
organizzazione Antonella Dipierro
consulenza artistica Alessandra Di Lernia
regista assistente Danilo Giuva
regia e spazio Licia Lanera
produzione Fibre Parallele
in coproduzione con MiBACT, Festival delle Colline Torinesi, CO&MA Soc. Coop. Costing & Management
e con il sostegno di L’Arboreto - Teatro Dimora di Mondaino
foto di scena Luigi Laselva
Orari 20.45
Prezzi Intero 8€

Ridotto 6€
Under 26, over 60, abbonati Teatro della Toscana, soci UniCoop Firenze

Ridotto 5€
Residenti Comune di Scandicci, possessori di ICard e eduCard, dipendenti Comune di Scandicci

2 spettacoli la sera stessa 10€
Quando:
02/12/2016 - 20:45–21:45
2016-12-02T20:45:00+01:00
2016-12-02T21:45:00+01:00

Orgia di Pasolini, diretto e interpretato da Licia Lanera, è la tragedia di chi non sa stare al mondo. Negando la sua definizione (non più tre, ma due: uno che è sia Uomo che Donna, più una ragazza), la cofondatrice della compagnia Fibre Parallele è un’unica voce e un unico corpo che racconta l’impossibilità di un essere umano a sottostare a certe leggi sociali, a subire l’inganno della lingua, a imprigionare il corpo in azioni ripetitive, sempre le stesse nel corso della storia.

Ci sono due mondi: uno fatto di paesaggi sconfinati, consolazioni, sorrisi sicuri, inconsapevolezza e armonia, alberi di gelsi, antenati: ′Il mondo era così da almeno dodicimila anni’.

E un altro, quello della camera dei due sposi, fatto di violenza e paura, di piacere e rimorsi. L’uomo e la donna riescono veramente a comunicare tra loro solo attraverso il linguaggio del corpo, il più violento. Questo gioco sadomasochistico della coppia è pretesto per parlare del rapporto della diversità, esistenziale, con la storia; e a questa tragedia esistenziale, si associa una riflessione sul linguaggio, cioè la negazione della lingua parlata in favore di quella del corpo.

Ne ho fatto un unico ragionamento chirurgico e straziante su come è costretto ad affrontare la propria esistenza chi non riesce in nessun modo ad essere dalla parte del potere, e attraverso il rito della violenza, da entrambi accettato, voluto e desiderato, cerca di sfuggire ai meccanismi della storia.

Questa figura, in sottana e cappuccio, è un corpo e una voce che non trova il proprio posto dentro la società e ragiona e scalcia, piange, ferisce, si nasconde, si offre e alla fine muore. Muore due volte, muore un’infinità di volte. Si ammazza. Poiché solo nella morte si concretizza la volontà di essere liberi”.

Licia Lanera