STUDIOTEATRO

Al via a gennaio, e per tutto il 2019, StudioTeatro, il programma di residenze artistiche pensato dalla Fondazione Teatro della Toscana per il Teatro Studio Mila Pieralli di Scandicci, la cui gestione le è stata riconfermata per il prossimo triennio.

Tra 133 candidati da tutta Italia, Stivalaccio Teatro, ErosAntEros, Collettivo L’Amalgama, Malmadur, sono le quattro giovani compagnie selezionate per realizzare la messa in scena di spettacoli. A essi sono stati aggiunti quattro laboratori: con Teatro dell’Elce, Domesticalchimia, Batignani&Faloppa, e Pilar Ternera, Gogmagog, Meridiano Zero.

I temi dei progetti selezionati spaziano dall’ambiente, ai confini, al rapporto con gli altri e alle migrazioni, dalle stagioni della vita alla manualità e ai sogni. Tutti affrontati con sensibilità e modalità sceniche diverse, come il teatro d’attore, la performance, la creazione collettiva oppure il teatro digitale.

La sala di Via Donizetti rafforza così la sua identità, qualificandosi quale “Casa degli artisti”, luogo di sperimentazione nel senso più alto del termine, e “Teatro per la città”, terreno d’incontro e confronto tra cittadini e artisti.

Per questo, il Teatro della Toscana ha deciso di privilegiare la concreta urgenza creativa e di sostenere l’originalità artistica, l’innovatività anche comunicativa, la solidità progettuale e l’attenzione, non superficiale e non di comodo, al rapporto con il territorio di Scandicci e dell’area metropolitana fiorentina.

StudioTeatro prevede un attento tutoraggio artistico, organizzativo e tecnico, coordinato dai responsabili delle singole attività della macchina teatrale del Teatro della Toscana. Il contributo, produttivo ed economico, è volto al diretto sostegno della creazione, per tutelare la dignità del lavoro di attori e compagnie, perché acquistino consapevolezza, in un momento in cui risultano sempre più deboli e spesso mortificati dalle logiche di mercato.


RESIDENZE

Le quattro proposte che hanno aderito con precisione al carattere di StudioTeatro sono quelle di:

  • 17 / 19 maggio 2019
    StivalaccioTeatro
    SÊMI
    Senza infamia né lode

    Stivalaccio Teatro, che con Sêmi delinea un futuro prossimo, estremo e tragicomico. È un thriller teatrale vestito da farsa grottesca. Un giallo surreale sulla necessità dell’individuazione del male, del nemico, sul germe della follia, sull’atto dimostrativo, sulla giustificazione della violenza, sul valore dei valori. In Norvegia, nelle Isole Svalbard, c’è il “Global Seeld Vault”, un bunker contenente la scorta mondiale di semi. Il presidio viene ciclicamente affidato ai corpi armati della Nato. Sêmi si svolge durante l’ultimo giorno di presidio della delegazione italiana. Prime luci dell’alba, due presenze si avvicinano furtive. Sono due donne, pronte a un gesto estremo: attaccare la banca più ecologica del pianeta.
  • 18 / 20 ottobre 2019
    ErosAntEros
    SCONCERTO PER I DIRITTI
    ErosAntEros, che con Sconcerto per i diritti dedica la terza tappa del progetto internazionale Confini all’area metropolitana fiorentina. Il lavoro prende forma direttamente dall’incontro con il territorio. Attraverso video interviste ai cittadini (ad esempio, su che cos’è un confine oppure come viene percepita l’area metropolitana fiorentina), dialoghi con studiosi e operatori socioculturali, si interrogheranno su come lo sviluppo economico e i nuovi agglomerati urbani modificano la geografia e i rapporti identitari. I materiali raccolti nell’incontro con il territorio contribuiranno a dar forma alla creazione che verrà presentata al termine della residenza.
  • 29 novembre  / 1 dicembre 2019
    Collettivo L’Amalgama
    QUI E ORA
    Collettivo L’Amalgama, che con Qui e ora di Roland Schimmelpfenning mescola passato e futuro, esplorando le profondità dei rapporti amorosi. Il testo del drammaturgo tedesco contemporaneo, difatti, espone le complesse relazioni di un gruppo di persone dai 30 ai 60 anni d’età. In scena un lungo tavolo è imbandito in una sera d’estate, lampadine appese a un filo lo illuminano, intorno siedono gli invitati di un matrimonio in cui gli sposi hanno ormai 50 anni. Sia esso la ripetizione di un evento o l’evento stesso, non c’è passato, presente e futuro, c’è solo il “qui e ora”.
  • 13 / 15 dicembre 2019
    Malmadur
    50 MINUTI DI RITARDO
    Malmadur, che con 50 minuti di ritardo riflette su di noi e su come ci esprimiamo quando affrontiamo temi come l’accoglienza e l’immigrazione. Tale progetto teatrale di tipo performativo è nato da un’esperienza realmente accaduta alla Compagnia su un aereo della linea Volotea diretto da Mykonos a Venezia, la cui partenza è stata ritardata a causa della presenza di due profughi a bordo. 50 sono i “minuti di ritardo” strappati alla nostra quotidianità e concessi per fermarsi a riflettere sul tema dell’immigrazione, anche attraverso l’uso dei social network: una pagina Facebook, appositamente creata e gestita dalla cabina di regia, comunicherà direttamente con gli spettatori, chiamati a intervenire in diretta utilizzando il proprio smartphone.

LABORATORI

Oltre alle quattro residenze previste dal bando di selezione, sono stati aggiunti quattro laboratori, per dare continuità al lavoro di ascolto del territorio di realtà già attive in precedenza a Scandicci:

  • 20 gennaio 2019
    Teatro dell’Elce
    A VOLTE MI CHIEDO A COSA PENSI IL NEMICO: ANCHE LUI GUARDA LE STELLE?
    Laboratorio di “cerchi sonori” ispirato al tema “Il nemico”

    Teatro dell’Elce con A volte mi chiedo a cosa pensi il nemico: anche lui guarda le stelle?, liberamente ispirato a L’Ennemi, album illustrato di Davide Calì e Serge Bloch, affronta il tema del nemico. Si approfondisce il tema cardine del testo: la tendenza umana a vedere nell’altro un nemico, a sentirsi coinvolti in dinamiche di conflitto dove l’altro è irriducibilmente il diverso. La riflessione viene sviluppata attraverso l’originale e consolidata metodologia dei “cerchi sonori”,nome dato a una piattaforma di improvvisazione collettiva ideata e sviluppata appositamente,che indaga le possibili interazioni tra la produzione di musica live e l’azione scenica in un processo di creazione teatrale.
  • 5 / 7 aprile 2019
    Domesticalchimia
    LA BANCA DEI SOGNI
    La vita onirica è uguale per tutti?

    Domesticalchimia con La banca dei sogni, dall’omonimo libro di Duvignaud e Corbeau, lavora sull’importanza del sogno in un’epoca in cui la necessità di produrre prende il sopravvento su tutto. Non si tratta solo di teatro d’inchiesta, con alcuni sognatori chiamati sul palcoscenico a parlare della loro storia, quanto piuttosto di un evento che combina realtà e finzione. L’impegno è quello di presentare il percorso dell’attività onirica dal bambino fino all’anziano e di lasciare che l’indagine si sviluppi su due piani: il piano della realtà e quello della finzione, o meglio la realtà del sogno.
  • 10 / 12 maggio 2019
    Batignani&Faloppa
    COSTRUIRE È FACILE?
    Batignani&Faloppa con Costruire è facile? analizzano il rapporto tra artigianato (tradizionale o artistico che esso sia) e comunità. I contenuti (il significato psico-emotivo individuale del costruire, la manualità come luogo di competenza autobiografica, il ri-uso e il ri-ciclo, l’avvelenamento del territorio come pratica dell’abbandono) ha indicato la forma di lavoro: aprirsi alle prove. Ecco, allora, un censimento preventivo delle botteghe artigiane tradizionali e recupero dei materiali di risulto/di ri-uso, in modalità di baratto; un laboratorio artigiano itinerante (su due carrelli) nei luoghi di riferimento visibili della comunità. 20spettatori/assistenti verranno poi invitati a essere diretti protagonisti dello spettacolo, testimoni della costruzione, in tempo reale, di una comunità temporanea tra sconosciuti.
  • 15 / 17 novembre 2019
    Pilar Ternera, Gogmagog e Meridiano Zero
    MERDRExDUE
    Pilar Ternera, Gogmagog e Meridiano Zero con Merdrexdue prevedono uno studio intenso e approfondito su Ubu Re di Alfred Jarry: tre compagnie diverse incontrano un territorio e la sua comunità per costruire, prima di uno spettacolo, connessioni profonde di riconoscimento ed esperienze di senso. Il teatro è usato come strumento d’osservazione capace di attivare pratiche d’indagine e visioni condivise. Pilar Ternera, Gogmagog e Meridiano Zero provano così a sperimentare una nuova forma di vita e di libertà lontana dalla quotidianità che ci vuole mansueti, onesti e innocui. In fin dei conti, come dice Alfred Jarry, “vivere è il carnevale dell’essere”.

29 Nov 2019 - 1 Dic 2019 QUI E ORA

PRIMA NAZIONALE

Qui e ora è un testo di Roland Schimmelpfennig in cui il drammaturgo tedesco contemporaneo narra le complesse relazioni di un gruppo di persone tra i 30 e i 60 anni d’età. La semplicità del linguaggio sottende un mistero. Le parole quotidiane aprono delle finestre poetiche, degli spazi immaginativi e spesso il tempo di queste parole non coincide con quello dell’azione.

Un lungo tavolo imbandito in una sera d’estate, lampadine appese a un filo lo illuminano, intorno al tavolo siedono gli invitati di un matrimonio in cui gli sposi hanno ormai 50 anni. Sia esso la ripetizione di un evento o l’evento stesso, non c’è passato, presente e futuro, c’è solo il “qui e ora”. Il Collettivo L’Amalgama tenta una sorta di salto generazionale nell’immaginare la propria esistenza in un’unica visione in cui si passa fluidamente dal passato al futuro, e viceversa, senza soluzione di continuità. I ricordi, le memorie e i sentimenti accadono sempre. La struttura testuale colpisce per la sua musicalità interna e per la presenza di discorsi che si intrecciano apparentemente in modo casuale. Celano, infatti, una profondità quasi inesprimibile, che poi è quella delle relazioni amorose.

La bellezza di Qui e ora risiede nella sua coralità: il testo è un’orchestra e va suonato come un ensemble per dare vita alla complessità dei personaggi. Tant’è vero che si ascoltano raddoppi, rimpalli ritmici e sintattici, finali aperti da qualcuno, poi chiusi inaspettatamente da un altro, momenti suonati o addirittura cantati, discorsi diretti o semplici narrazioni.

Per affrontare questo lavoro il Collettivo ha pensato di avvalersi della regia di Andrea Collavino, conosciuto circa 3 anni fa durante il percorso di formazione accademica del gruppo, lavorando su un’altra opera di Roland Schimmelpfennig, La notte araba.

IN RESIDENZA AL TEATRO STUDIO: 2 / 8 settembre – 25 / 28 novembre 2019


BIOGRAFIA

Il Collettivo L’Amalgama è composto da cinque attori e cinque attrici che si sono conosciuti e formati presso la Civica Accademia d’Arte Drammatica ‘Nico Pepe’ di Udine nel triennio 2013-2016, sotto la guida di registi e pedagoghi di livello internazionale. Dieci compagni diversi per esperienze, stili e provenienze, che sanno però trovare, nell’amalgama degli elementi, la loro forza dirompente. Il desiderio di concretizzare alcuni tra i progetti nati all’interno dell’Accademia e di realizzarne di nuovi ha spinto questi giovani a continuare a lavorare insieme.

Il gruppo è artisticamente eterogeneo. Per questo motivo nei loro lavori, Ribellioni possibili, Fil Rouge – Non è così che me lo immaginavo, Saduros, cercano di preservare l’identità di ciascuno. Ma è dall’amalgama di questi elementi che scaturisce il loro punto di forza: la molteplicità di linguaggi e di visioni è un valore aggiunto, non un ostacolo. Cercano così di fare un teatro dinamico, vivo e non ancorato a idee precostituite.

Il confronto con l’altro è il punto di partenza di ogni loro riflessione artistica. E non è sempre accomodante: L’Amalgama vuole scomodare, emozionare, mettere in crisi, divertire, punzecchiare il pubblico, senza però dare soluzioni. Il loro è un teatro critico, aperto al confronto e per questo politico, ovvero in rapporto con la polis, con la comunità sociale a cui appartengono sempre e di volta in volta.

13 Dic 2019 - 15 Dic 2019 50 MINUTI DI RITARDO

PRIMA NAZIONALE

50 minuti di ritardo rievoca un’esperienza realmente accaduta a un membro della compagnia su un aereo diretto da Mykonos a Venezia. La partenza fu ritardata a causa della presenza di due profughi a bordo.

Il protagonista della scena è un grande schermo, una finestra che permette a performer e spettatori di affacciarsi e interagire con il mondo online e dei social. I performer sono insieme al pubblico, coinvolti nella stessa esperienza, guidati dalle stesse regole.

50 minuti è la durata dell’attesa che rivivremo all’interno del teatro; è il ritardo di un decollo, un tempo strappato alla quotidianità per riflettere su come pensiamo e comunichiamo. Questi sono “i minuti di ritardo” in cui saremo sottratti al tempo del mondo, per diventare – forse – una comunità teatrale che pensa, ride e gioca con se stessa.

50 minuti per ingannare l’attesa insieme, in un cortocircuito continuo tra comunità teatrale e comunità dei social network.

IN RESIDENZA AL TEATRO STUDIO: 21 / 27 ottobre – 2 / 12 dicembre 2019


BIOGRAFIA

La compagnia Malmadur nasce nel 2013 con lo spettacolo Lear / Del conflitto generazionale, vincitore del Premio OFF 2013 del Teatro Stabile del Veneto. La compagnia ha sede a Venezia: ha all’attivo 4 produzioni e la conduzione di laboratori teatrali in collaborazione con il Teatro Stabile del Veneto e il Teatro Momo del Comune di Venezia.

“Malmadur” in friulano, trentino e veneziano antico, significa “acerbo, immaturo”. È un nome che sottolinea l’approccio di continua ricerca del collettivo, risultato della contaminazione tra i diversi campi di formazione artistica e accademica dei 7 membri che ne fanno parte.

17 Mag 2019 - 19 Mag 2019 SÊMI

senza infamia e senza gloria

Sêmi è un thriller teatrale vestito da farsa grottesca. Un giallo surreale sulla necessità dell’individuazione del male, del nemico, sul germe della follia, sull’atto dimostrativo, sulla giustificazione della violenza, sul valore dei valori. Sono previste delle tappe di confronto con il pubblico e dei momenti di incontro e condivisione (scuole, artisti, operatori) nel corso di tutto il progetto.

Tempo imprecisato, luogo precisissimo: Norvegia, Isole Svalbard, all’interno del presidio militare del “Global Seeld Vault”, un bunker contenente la scorta mondiale di semi del pianeta. Un’immane Arca di Noè costruita dal Governo Norvegese con il compito di scongiurare la perdita dell’intero repertorio vegetale in caso di catastrofi naturali, attacchi e atti ostili di ogni tipo. Il presidio viene ciclicamente affidato ai corpi armati della Nato.

L’azione scenica si svolge durante l’ultimo giorno di presidio della delegazione italiana, guidata dal Sergente Mario Zoppei, con al seguito i soldati scelti Giorgio Morello e Fausto Rossi. Prime luci dell’alba, fuori dalla base infuriano folate di vento e grossi fiocchi di neve, due presenze si avvicinano furtive, lasciando profonde impronte nella neve. Nascondono armi sotto gli abiti e volti determinati dietro i passamontagna. Sono due donne, pronte ad un gesto estremo, folle quanto visionario: attaccare la “banca” più “ecologica” del pianeta.

Stivalaccio Teatro decide con Sêmi di raccontare un futuro prossimo, estremo e tragicomico. Il lavoro è il delirante tentativo di capire l’incapibile necessità della furia perpetrata in nome di qualcosa che sembra sempre valere più della vita dell’altro. Sêmi, però, è anche un gioco di parole. Siamo in grado di essere sementi di un’umanità che potrebbe ancora fiorire e dare nuovo frutto? O siamo soltanto bestie dimenticate nel cortile dell’orrore, pronte a sbranare il prossimo per l’osso di pollo? In una parola (badate bene, non Veneti, che cambia l’accento): siamo sèmi?

IN RESIDENZA AL TEATRO STUDIO: 7 / 13 gennaio  13 / 16 maggio 2019


BIOGRAFIA

Stivalaccio Teatro nasce nel 2007 come compagnia di teatro popolare, dall’incontro tra Michele Mori e Marco Zoppello. Nello stesso anno realizzano lo spettacolo Amori, medici e ciarlatani, esordio della compagnia, ripreso nel 2012 con un nuovo cast e una nuova messa in scena (rappresentato al carnevale di Venezia nel 2013 e in Bosnia Erzegovina). Nello stesso periodo mettono in scena Aspettando Palladio, Il furbo e lo sciocco Pierino in fabula, prima produzione di teatro ragazzi.

Nel 2013 si uniscono Sara Allevi e Anna De Franceschi. I quattro attori condividono una stessa formazione di teatro fisico-gestuale basata sulle tecniche della Commedia dell’arte, la danza, il nuovo mimo e il nuovo clown, ma soprattutto hanno una visione comune: la ricerca di un teatro che possa parlare a tutti. Stivalaccio Teatro ricerca uno spazio dove il teatro diventi sinonimo di comunità. Credono nello stupore, nell’artigianato, negli oggetti che si trasformano e nella parola che diventa corpo. Un teatro popolare e popolato di persone, idee, luci e storie da raccontare.

La Compagnia svolge la sua attività professionale dedicandosi a quattro ambiti diversi, ma correlati: prosa, teatro ragazzi, formazione e organizzazione di rassegne. Nel corso degli anni hanno realizzato anche uno spettacolo di arte di strada: La famiglia Trombetta, riconoscendo in quest’arte e nella clownerie, in generale, un ramo parallelo del proprio percorso.

10 Mag 2019 - 12 Mag 2019 COSTRUIRE È FACILE?

UN MODO DI TROVARE SOLUZIONI

Osiamo riparare: manufatti, sentimenti, persone

Dal luglio 2015 Batignani&Faloppa attraversano l’Italia indagando il significato e il valore che le comunità che incontriamo assegnano alla parola “costruire”. Il titolo del progetto, non a caso, è una domanda: Costruire è facile? L’indagine li ha portati ad analizzare il rapporto tra artigianato (tradizionale o artistico che esso sia) e comunità. I contenuti emersi (ossia: il significato psico-emotivo individuale del costruire, la manualità come luogo di competenza autobiografica, il ri-uso e il ri-ciclo, l’avvelenamento del territorio come pratica dell’abbandono) ha indicato una forma di lavoro: aprirsi alle prove.

Al Teatro Studio Costruire è facile? si struttura dal 5 al 9 maggio in un censimento preventivo delle botteghe artigiane tradizionali e recupero dei materiali di risulto/di ri-uso, in modalità di baratto; un laboratorio artigiano itinerante (su due carrelli) nei luoghi di riferimento visibili della comunità. Nello spettacolo dal 10 al 12 maggio si dà campo all’urgenza inclusiva di rispondere alla domanda che il progetto porta nel titolo, insieme, dal vivo. 20 spettatori/assistenti vengono invitati a essere testimoni di un atto costruttivo, a partire da uno spazio vuoto e con il solo utilizzo di materiali ampiamente alla mercé/disattenzione del nostro quotidiano, intimo e personale. Con la semplicità dei gesti e delle relazioni, l’atto costruttivo si trasforma in una comunione di piazza, costruendo una comunità permanente tra 20 sconosciuti.

CHIAMATA PUBBLICA PER I CITTADINI 

  • I TAPPA: 16 febbraio / 4 maggio 

– Censimento di tutte le botteghe artigianali presenti sul territorio
– Raccolta di un dossier sui paesaggi fragili scandicciani

Invitiamo tutti i cittadini e le associazioni a segnalarci i luoghi più evidentemente mal progettati, costruiti o impiegati che ingombrano il vostro campo visivo tutti i giorni. 

Potete inviare segnalazioni, foto, posizioni su Google Maps a: batignanifaloppa@gmail.com
oppure imbucare a mano del materiale cartaceo presso Teatro Studio ‘Mila Pieralli’ – Via G. Donizetti 58, Scandicci.

Valuteremo tutte le vostre segnalazioni. 

  • II TAPPA: 5 / 9 maggio (ore 10 – 19)
    Teatro Studio ‘Mila Pieralli’

– Raccolta di materiale di recupero e risulta per il progetto di costruzione che verrà assemblato in teatro. Invitiamo chiunque sia interessato a portare il proprio contributo.
– Mettiamo in Mostra l’Artigianato. Invitiamo tutti gli artigiani a presentarsi con un proprio manufatto rappresentativo che verrà inserito nello spazio del teatro al fine di creare percorso espositivo di mostra. 

  • III TAPPA: 10 / 12 maggio (ore 19 e 21) 

Restituzione pubblica 

Posti limitati. È gradita la prenotazione: 055.7351023 oppure teatrostudio@teatrodellatoscana.it
oppure scrivi al 391.1090500 indicando titolo, giorno e numero dei biglietti. 


LABORATORIO: 5 / 9 maggio 2019


BIOGRAFIA

David Batignani (scenografo-costruttore e performer) e Simone Faloppa (attore di prosa e dramaturg) si sono associati in un percorso di collaborazione nel 2012, mettendo al centro della loro pratica di mestiere l’umanità e le comuni passioni linguistiche: l’opera lirica, il circo, le arti plastiche e la costruzione artigianale. Realizzano spettacoli auto-portanti e partecipativi, basati sul calore dei materiali e delle relazioni. Nel 2013 hanno realizzato Tu, eri me a partire da un’indagine nel mondo delle Case di Riposo per Artisti dello Spettacolo.

15 Nov 2019 - 17 Nov 2019 MERDREXDUE

PRIMA NAZIONALE

Merdrexdue prevede un lavoro intenso e approfondito su Ubu Re di Alfred Jarry. 6 attori professionisti, Andrea Kaemmerle, Alessia Cespuglio, Silvia Lemmi, Carlo Salvador, Michele Crestacci e Marco Fiorentini, provenienti da 2 compagnie diverse, Pilar Ternera e Gogmagog, incontrano un territorio e la sua comunità per costruire, prima di uno spettacolo, connessioni profonde di riconoscimento ed esperienze di senso.

Il teatro è il luogo per eccellenza dell’incontro, del “qui e ora”, ma lo è ancor di più se l’intero processo di costruzione diviene aperto e dialogante con i cittadini che vengono invitati a concorrere alla creazione artistica. Per questo, lo spettacolo avrà la sua forma compiuta solo dopo l’incontro con la comunità. Pilar Ternera e Gogmagog intendono quindi utilizzare il teatro come strumento d’osservazione capace di dialogare con un territorio, attivando pratiche d’indagine e visioni condivise, nella direzione di creare esperienze che arricchiscono e impreziosiscono il senso del vivere.

Ubu Re di Alfred Jarry è stato scelto perché dà l’opportunità di riflettere sulla stupidità del potere e della sua arroganza quando non è guidato dalla moralità ed eticità. Ciò sembra contraddistinguere anche l’epoca contemporanea, in cui tutto è lecito e livellato verso il basso, la degradazione e la costrizione. Inoltre, Jarry nei suoi scritti teorici sulla funzione ed efficacia dell’arte, come Essere e vivere del 1894, porta avanti un discorso che ha affascinato e coinvolto le tre compagnie, tanto da ritenerlo pertinente al lavoro sul territorio. Ci ammonisce come il “vivere” sia lontano dall’“esistere”. Con Merdrexdue Pilar Ternera e Gogmagog provano dunque a sperimentare una nuova forma di vita e di libertà lontana dalla quotidianità che ci vuole mansueti, onesti e innocui. In fin dei conti, come dice Alfred Jarry, “vivere è il carnevale dell’essere”.

LABORATORIO: 28 / 29 settembre – 2 / 3 novembre – 8 / 14 novembre 2019


BIOGRAFIA

L’ Associazione Pilar Ternera è un’impresa di produzione teatrale nata nel 2004.

Nel 2007 la direzione artistica è rilevata da Francesco Cortoni che indirizza i progetti artistici, oltre che alla nuova scena, alle nuove generazioni e all’infanzia. Il lavoro della compagnia si delinea per tre filoni principali, il primo Più tragico un comico o più comico un tragico vede Pilar Ternera impegnata in una rilettura di testi classici in chiave pop e contemporanea. Da qui quindi nascono lavori come Non ho prospettive dall’Amleto (2007), finalista del premio scenario Aquila, Provaci Ancora da Romeo e Giulietta (2010), vincitore del premio nazionale Giovani Realtà del Teatro Accademia ‘Nico Pepe’ di Udine, Cenere alle Ceneri da Pinter (2011), Ho un vizio al cuore dai Tre Atti Unici di Čechov (2015), che ha debuttato all’interno della Rassegna Teatri di Confine di Fondazione Toscana Spettacolo. Secondo importante filone, le fiabe classiche, proposte in chiave non disneyana, mirate a riscoprire l’importante ruolo dell’immaginazione nella crescita dei bambini. In quest’ottica si muovono lavori come Cenerentolae il Soffio Magico (2012), Una storia da Hansel e Gretel (2013) e Pinocchio (2014), Il re dei pavoni (2017).

Con Scene di Libertà di Jan Friedrich si avvia “Scena Europa”, progetto sulla drammaturgia contemporanea europea, che mette in relazione drammaturghi contemporanei e compagnie professioniste per la realizzazione di opere inedite e mai tradotte in Italia. Il progetto è in collaborazione con il Dipartimento Linguistico dell’Università di Pisa e l’Associazione PAV. Lo spettacolo per il 2018-19 è vincitore del bando “S’illumina, copia privata per i giovani e la cultura” sezione Tour Nazionali e Internazionali, promosso da SIAE e MIBAC.


Gogmagog è un gruppo di ricerca e sperimentazione teatrale nato nel 1998. Formato da un nucleo centrale di 4 attori-autori (Cristina Abati, Rossana Gay, Carlo Salvador, Tommaso Taddei), accoglie spesso collaborazioni esterne per progetti specifici. Amanti del divenire, non hanno un metodo fisso per la progettazione e la realizzazione dei propri lavori, ma variabile a seconda del progetto. Alcuni lavori vengono realizzati in modo orizzontale, altri prevedono la regia di un componente del gruppo, per altri ancora si sono avvalsi di una regia esterna. Anche dal punto di vista drammaturgico i progetti vanno dalla scrittura originale, al lavoro sulla drammaturgia contemporanea, dalla scrittura poetica a quella di scena, arrivando ad affrontare negli ultimi anni autori come Pirandello e Molière.

Dal 1999 al 2003 Gogmagog è compagnia residente al Teatro Studio di Scandicci con il quale ancora collabora curando dal 2006 il Festival ZoomTeatro con la compagnia Krypton. Ha coprodotto spettacoli con varie realtà nazionali e internazionali e collaborato con singoli artisti: Katzenmacher (Alfonso Santagata), The Playground, Bobo Rondelli, Simone Cristicchi, Graziano Staino, Luca Scarlini, Egumteatro, Virginio Liberti, Fosca. Il gruppo partecipa con i suoi lavori a diversi festival italiani: Volterra Teatri, Inequilibrio, Primavera dei teatri, Festival di Radicandoli, Short Theatre, Festival 101 Bekett (Cagli), Le vie dei Festival (Roma). Nel 2009 la compagnia vince il progetto ETI Nuove Creatività con lo spettacolo Fino all’omicidio tratto da Lo Straniero di Camus. Con la Fondazione Teatro della Toscana ha realizzato il suo spettacolo più recente, Giovanni per campare digiunava.


Meridiano Zero nasce nel 1995 a Sassari per volontà di un gruppo di artisti provenienti da diversi campi che si incontrano sul terreno comune della ricerca teatrale. Il lavoro si è sviluppato inizialmente in una serie di eventi performativi e incontri multidisciplinari, dedicando ampio spazio alla ricerca e alle drammaturgie direttamente scritte dal gruppo. Lo spirito della sperimentazione e la volontà di portare avanti una direttrice strettamente personale costituiscono ancora oggi la caratteristica fondamentale del lavoro del gruppo.

La Compagnia ha curato dal 1997 al 2002 l’organizzazione della rassegna “Nistagmo” in collaborazione con il gruppo Universitario Frammenti Postumi e con il contributo dell’Ersu, manifestazione orientata all’interazione fra le arti, che ha dato spazio alle attività performative e alle mostre tematiche di giovani artisti. Ha portato avanti progetti anche in campo sociale, occupandosi di didattica teatrale all’interno di scuole, carceri e strutture psichiatriche, privilegiando sempre il rapporto di scambio culturale e mantenendo alta l’attenzione sul disagio e la marginalità.

Dal 2005 organizza a Sassari la rassegna teatrale “Marosi di mutezza” incentrata sulla ricerca e i linguaggi del contemporaneo. Nel 2015 vince il Bando Funder 35 della Fondazione Cariplo. Il programma triennale verte sulla proposta di alta formazione in campo culturale sia sul piano progettuale che su quello artistico. Nel programma sono previsti workshop orientati al management culturale, fundraising, e gestione d’impresa, oltre a quelli artistici rivolti alle arti performative. Prevista anche l’attività di sharing, con incontri incentrati sullo scambio di conoscenze in ambito artistico.

20 Gen 2019 A VOLTE MI CHIEDO A COSA PENSI IL NEMICO: ANCHE LUI GUARDA LE STELLE?

Laboratorio di “cerchi sonori” ispirato al tema “Il nemico”

Un soldato è sepolto da anni nella sua trincea, nel suo buco, pronto a combattere il nemico che si trova nel buco di fronte. I giorni passano nell’attesa di questo scontro. Il soldato sa, perché glielo hanno insegnato, che il nemico è terribile, assetato di sangue, privo di qualsiasi umanità. Ma passano i giorni e il nemico non si vede mai.

È questa l’intelaiatura dell’album illustrato Il nemico di Davide Calì e Serge Bloch come dello spettacolo omonimo a esso ispirato, realizzato dal Teatro dell’Elce nel 2015. Proprio sul tema del nemico la compagnia propone ora un laboratorio di “cerchi sonori”, nome dato a una piattaforma di improvvisazione collettiva ideata e sviluppata per la produzione dello spettacolo, che vede in scena un attore (Erik Haglund) e una cantante (Lucia Sargenti) in continuo dialogo. Il “cerchio sonoro” indaga, infatti, le possibili interazioni tra la produzione di musica live e l’azione scenica in un processo di creazione teatrale.

L’esito del Laboratorio è a ingresso libero.


LABORATORIO: 14 / 19 gennaio 2019


BIOGRAFIA

Il Teatro dell’Elce nasce a Firenze nel 2006 su iniziativa del regista Marco Di Costanzo, dell’attore Stefano Parigi e del sound designer Andrea Pistolesi. Nel tempo il gruppo originario si arricchisce di nuove collaborazioni e diviene un nucleo di produzione di spettacoli e altri progetti teatrali. L’attività coniuga la ricerca sul lavoro dell’attore con la volontà di rivolgersi a un pubblico il più possibile vasto e differenziato, al fine di produrre un teatro popolare di qualità.

Le produzioni del Teatro dell’Elce sono state distribuite sul territorio nazionale e la compagnia è stata rappresentante dell’Italia al Festival International du Théâtre d’Alger 2010 (Algeria) e al Festival Internacional de Teatro por la Paz 2011 e 2012 a Barrancabermeja (Colombia).

18 Ott 2019 - 20 Ott 2019 SCONCERTO PER I DIRITTI

PRIMA NAZIONALE

Articolo 1. La dignità umana è inviolabile.
Essa deve essere rispettata e tutelata.

Due attrici, Silvia Pasello e Agata Tomsic, danno voce agli articoli della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea. Incarnano due figure provenienti da un altro mondo, forse dal futuro, che si interrogano su concetti chiave quali Dignità, Libertà, Uguaglianza, Solidarietà, Cittadinanza, Giustizia, verificandone l’effettivo rispetto nel nostro tempo.

Dialogano con lastre d’acciaio, navicelle spaziali o porte di passaggio tra la loro e la nostra dimensione; due lamiere, che, percosse dalle attrici e rielaborate dal live electronics di Davide Sacco, si fanno strumenti musicali all’interno di un’ambientazione sonora da cui emergono le note della Nona Sinfonia di Beethoven. In tal modo, i suoni metallici, che richiamano al mondo delle miniere e delle acciaierie su cui si fondava l’economia dell’Unione europea ai suoi albori – quando ancora si chiamava Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio – arrivano a fondersi con il famoso tema finale dell’Inno alla gioia, rappresentazione in musica dell’uguaglianza e fratellanza tra i popoli, la cui versione strumentale è eletta a Inno europeo nel 1972.


Che cos’è un diritto? Come viene tutelato? In che modo l’individuo entra in relazione con i limiti giuridici e politici con cui è organizzata la nostra società?

Queste alcune delle domande che risuonano all’interno di una drammaturgia plurilinguistica, in cui parola, suono e video giocano a scambiarsi vicendevolmente di ruolo. Altro elemento fondamentale sono infatti i disegni dell’artista-attivista Gianluca Costantini, premio “Arte e diritti umani” Amnesty International Italia 2019, che da anni si fa testimone con le sue opere della mostruosità del nostro presente. Emergono anch’essi dalla superficie delle lastre, assieme a immagini di realtà, per rivelare come i diritti dichiarati dalle nostre democrazie vengano ancora disattesi nella pratica.

Ci siamo accorti dell’esistenza di un diritto ad avere diritti solo quando sono comparsi milioni di individui che lo avevano perso e non potevano riacquistarlo a causa della nuova organizzazione globale del mondo. Questa sventura non derivava dai noti mali della mancanza di civiltà, dell’arretratezza e della tirannide; e non le si poteva porre rimedio perché non c’erano più sulla terra luoghi da “civilizzare”, perché, volere o no, vivevamo ormai realmente in un “unico mondo”. Solo perché l’umanità era completamente organizzata la perdita della patria e dello status politico poteva identificarsi con l’espulsione dall’umanità stessa.

Hanna Arendt, Le origini del totalitarismo


IN RESIDENZA AL TEATRO STUDIO: 9 / 22 settembre – 10 / 17 ottobre 2019


BIOGRAFIA

ErosAntEros nasce dall’unione di Davide Sacco e Agata Tomsic nel gennaio del 2010.

La loro ricerca artistica manipola fonti di varia natura e linguaggi espressivi disparati, con l’obbiettivo di agganciare il teatro alla vita e fare dell’immaginazione un’arma per trasformare il reale. La Compagnia da loro guidata è composta da tutte le persone che, volta per volta, partecipano alla realizzazione dei loro progetti.

Dopo i primi lavori concentrano le proprie indagini sul ruolo dell’artista all’interno della società contemporanea, perseguendo due principali linee di ricerca: una vicina al teatro musicale e focalizzata sul rapporto tra voce e suono, l’altra fondata sull’interrogazione drammaturgica del dispositivo teatrale e sulla relazione con lo spettatore.

Nel 2015 entrano in relazione con ERT – Emilia Romagna Teatro Fondazione e producono all’Arena del Sole di Bologna Allarmi!, uno spettacolo sul neofascismo contemporaneo, che si avvale della collaborazione con il drammaturgo Emanuele Aldrovandi e debutta a VIE festival 2016.

La loro dedizione a un teatro impegnato che non rinuncia al valore estetico della forma prosegue negli anni successivi con 1917 – spettacolo poetico-musicale dedicato alla Rivoluzione d’Ottobre, creato su commissione di Ravenna Festival 2017, con il Quartetto Noûs e la consulenza letteraria del prof. Fausto Malcovati – e Vogliamo tutto! dedicato al Sessantotto e ai movimenti contemporanei, prodotto con TPE – Teatro Piemonte Europa e Polo del ‘900 di Torino nel 2018.

Dal 2018 dirigono POLIS Teatro Festival a Ravenna.